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La guida racconta
Antiatlante, un'area a sud della catena maggiore, in cui le regole che conosciamo si dimenticano. Figlia di un passato antichissimo in cui città fortificate difendevano la propria posizione, custodendo l'acqua e quindi la vita, al centro di deserti di pietra e di roccia. 

Queste lande son abitate da pastori, che curano il proprio territorio e raccolgono timo e altre essenze, e da berberi che si occupano di scambi tra minerali, fossili, promesse di matrimonio del '600 e suppellettili. 
Sono frequentate da scalatori inglesi, italiani e francesi che da tempo hanno superato la mezza età e che qui aprono vie di roccia trad, su quarzite, senza alcun chiodo infisso. Poeti e scultori, la sera si ritrovano nelle casbah, sussurrando in silenzio le loro storie di arrampicata nella penombra, durante l'immancabile cerimonia del te o la notte, tra zuppe e cucchiai lignei. 
A poca distanza giovani climber affrontano igrandi sassi di granito o percorrono le linee di scalata con la corda, su piste di chiodi; vengono chiamati "boltari" dai primi, che li scrutano con sguardo bonario di nonni. 

E ancora si trovano pittori che tra l'arancione del deserto, il verde delle palme e il blu indaco del cielo, hanno dipinto giganteschi massi di rosa e di azzurro, trasformando lo sfondo in una tela vivente in cui muoversi. 

Ho girato a lungo, trovandomi in mezzo al deserto a far scambi con fieri berberi, mangiando miele di cactus e sorseggiando tisane: probabilmente ho avuto ciò che volevo, ma ho lasciato tra i granelli un pezzetto della mia anima. 
Reportage di Viaggio di Christian Roccati