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La guida racconta
Nel cuore dell’odierna Turchia, nella regione storica nota come Cappadocia, monaci eremiti e piccole comunità cristiane, hanno dato vita nei secoli a centinaia di chiese, monasteri e rifugi sotterranei, che si aggiungono a villaggi e intere città scavate nella roccia.

Un luogo magico
La Cappadocia è un altopiano dell’Anatolia centrale che si sviluppa ad una altitudine compresa tra 1.000 e 1.500 metri sul livello del mare. Il paesaggio è formato soprattutto da rocce di origine vulcanica, prodotte da grandi apparati, tra cui l’Erciyes da? (3.916 m) e l’Hasan da? (3.268 m), oltre che da centinaia di vulcani minori. Gli estesi depositi tufacei che, grazie alla loro tenerezza, sono stati fortemente modellati dagli agenti meteorici in forme molto caratteristiche, hanno dato vita a paesaggi da fiaba, formati da canyon, falesie, calanchi, pinnacoli - noti come “camini delle fate” - e butte, cioè basse colline a cima piatta. All’interno di queste masse rocciose l’uomo ha scavato, nel corso dei secoli, strutture di molti tipi, sviluppando una architettura “in negativo”, con abitazioni sotterranee, spazi di lavoro, sepolture, acquedotti e chiese. Queste ultime, per la loro eccezionalità architettonica e decorativa, che provocarono ammirazione già tra i primi viaggiatori ed esploratori del XIX secolo, sono uno dei più alti esempi di chiese rupestri al mondo.

Architettura e arte al contrario
Gli insediamenti rupestri a carattere religioso della Cappadocia, realizzati per un lungo periodo di tempo, certamente dal V al XIII secolo, ma forse anche in precedenza, sono stati uno degli elementi di forza per il riconoscimento da parte dell’Unesco di questa zona a Patrimonio dell’Umanità nel 1985, sulla base di criteri ambientali e culturali. La maggior parte dei complessi ecclesiastici ipogei è rimasto in uso sino al XVI-XVII secolo, ma alcuni anche oltre, fino al XX secolo, come nel caso della Kar?? Kilise presso Gül?ehir, abbandonata soltanto all’epoca dello scambio di popolazione tra greci e turchi avvenuto a seguito del trattato di Losanna del 1923. 
Questi capolavori di architettura e arte “al contrario”, completamente scavati nella roccia sottraendo materia prima per realizzare ambienti ed elementi decorativi, invece di aggiungerla come avviene nell’edilizia tradizionale, si trovano all’interno dei pinnacoli, nelle pareti di anfiteatri naturali, o sotto il livello del suolo. In genere questi insediamenti sono composti da chiese e servizi necessari alla vita cenobitica. Per questo, immersi nelle viscere della terra si trovano cucine, refettori, librerie, celle per i monaci e sistemazioni per i pellegrini. 

Le chiese rupestri
Chiese e cappelle possono trovarsi sia nei monasteri, sia isolate. Sono spesso associate ai villaggi scavati nelle pareti, o ai rifugi e agli insediamenti sotterranei. Nelle chiese rupestri sono presenti gli elementi architettonici tipici delle chiese in muratura, ma si tratta ovviamente di elementi puramente ornamentali e non strutturali, scavati in “negativo”. Gli spazi posso essere piuttosto articolati, con colonne, navate, cupole, nartece, iconostasi, e decorati con pitture murali e bassorilievi. 
Ricordiamo che, in Cappadocia, si trovano anche chiese in muratura, costruite in superficie ad esempio a Derinkuyu e Viran?ehir, ma la quantità e le caratteristiche degli edifici ecclesiali scavati nelle rupi costituiscono una eccezionalità presente in poche altre aree al mondo.  
Reportage di Viaggio di Andrea De Pascale