Mustang... una volta ancora. La prima volta che ne sentii parlare non fu per via dei cavalli leggendari, piccoli
destrieri liberi, né per le straordinarie avventure dell'esploratore e scrittore
Tucci, ma piuttosto per il racconto di un carissimo amico.
Normalmente ero io a portalo in giro per il mondo, in Groenlandia, in Patagonia e in pareti, reali o virtuali. In quel caso fu lui a mostrarmi un lato di un paese che credevo di conoscere a fondo, ma non era del tutto vero, non lo è mai del resto.
Da quel momento ho iniziato a sondare e ricercare. Ho visto strade comparire dove prima vi erano sentieri e prima ancora solo tracce. Lo stesso è stato per monasteri e tetti di case, per ricette e modi di dire. Ho conosciuto persone e usanze e ho visto quella macchina del tempo che percepiscono gli esseri umani, grazie alla loro corta vita e alla relativa percezione corrispondente.
Oggi il mio amico non c'è più, ma ogni volta che torno in Mustang rivedo il suo sorriso, che più di ogni altra cosa rappresenta questa terra incredibile, che non basta una vita intera per capire.