Quanti anni sono passati? Non lo ricordo: la quantità di esperienze che ho vissuto in queste vallate, pare appartenere a più e più vite...
Mi sembra non sia trascorso tempo da quando sentii nominare per la prima volta la "Nasta"; ero un bocia, un adolescente o poco più che un bambino. Mi stavo esercitando sotto un "difficile" tetto di settimo grado, per me allora una scalata inespugnabile, e un amico mi raccontò delle Alpi Marittime, una terra in cui avventurieri ed esploratori andavano alla ricerca dei segreti delle vallate nascoste.
La fantasia di noi ragazzi non si discostava molto dalla realtà. Ero composto per metà di Valle d'Aosta e per metà di Liguria: quali erano queste selvagge montagne occidentali che osavano diventare il terreno agognato dai moderni pionieri?
Non mi dimenticai di quella grande curiosità che germogliò in me: pochi anni (e migliaia di esperienze) dopo quel momento, mi ritrovai a girellare per le Marittime, di parete in parete. Non sceglievo le arrampicate in base al grado di difficoltà o alla fama, quanto più alla bellezza straordinaria dei luoghi, alla storia degli stessi o degli alpinisti che si erano cimentati nelle aperture o chiodature.
Passavo da linee classiche zizzaganti, caratterizzate da chiodi, a vie moderne che cavalcavano la vertigine sulla punta dei millimetri, su cui comparivano radi fixe, soprannominati "spit", alla vecchia maniera. Nella mia esperienza avevo scalato sia nei moderni santuari sportivi, come Finale o Siurana, sia in alta montagna nei sentieri dei pionieri, che fossero sul granito o sullo gneiss valdostano oppure sulla dolomia dell'est. Avevo arrampicato ovunque, dalle gravine di Puglia, alle falesie del Molise, dalla Calabria alla Basilicata, dall'Emilia Romagna alla Toscana. Eppure, nonostante questi chilometri di roccia sotto le dita, le Alpi Marittime continuavano a stupirmi. Qui trovavo molte cose che non conoscevo.
Aveva ragione il mio amico d'un tempo: ogni anfratto riservava una parete pronta a raccontarti una storia e ad accoglierti. Il grande silenzio trasparente veniva dipinto e colorato, soltanto dai respiri dei tanti animali che vivevano alternando noncuranza e curiosità. Avrei voluto condividere questo splendore, ma riuscivo a viverlo principalmente solo con il mio grande amico Ernesto, con cui condividevo la corda e i pensieri. Iniziai quindi anche a camminare per sentieri, conducendo amici e sorridendo per lo stupore nei loro occhi. Stavano bene: vivevano le escursioni, scoprivano l'ambiente, facevano festa nei rifugi, conoscevano gli alpinisti leggendari, sovente i più umili fra gli uomini.
Molto altro tempo è passato: mi sono ritrovato a programmare una nuova stagione da guida, con una quantità di ricordi ed emozioni nello zaino, pronte a esser condivise. Mi sono chiesto: perché non creare un percorso per trekker che attraversi queste vallate? ...dove possa condurre gli appassionati tra queste brecce, camminando in mezzo alle pareti vertiginose, sulle invisibili tracce degli animali, per poi essere accolti la sera nei romantici rifugi. Credo sia giunto il momento di aprire una nuova epoca di avventure ...il terreno per gli esploratori del silenzio, è ancora lì.