Patagonia, una volta ancora tra le tue lande. Son tornato con un piccolo gruppo di grandi appassionati, per raccontarne la storia alpinistica e delle esplorazioni,
l'antica antropologia dei suoi popoli nativi, la geologia, la fauna e la flora, strettamente correlate, il suo Hielo Continental, la terza massa di ghiaccio del globo.
Ancora una volta di fronte alle sue torri, dal Fitz Roy alla Poincenot, al Grido di Pietra, il Cerro Torre. Passiamo in rassegna la storia di Magellano e gli scritti di Pigaffetta, il Beagle e Darwin, Terray, Magnone, Ferrari e i ragni. Parliamo di padre De Agostini e di tutti i gramdi pionieri. E poi penso ai contemporanei, i grandi di cui ho avuto l'onore di scrivere le biografie, alcuni di loro amici che stimo molto. Patagonia, una terra che con il suo vento porta nel Pianeta un racconto che ti trapassa l'anima e poi torna quaggiù a soffiare ancora.
El viento patagonico, típico austral, también llamado “rugientes cuarenta” o “furiosos cincuenta” o “silbantes sesenta. Fa il giro del mondo, supera l'Oceano Atlantico e niente lo ferma. Si carica dell'umidità di questa gemma blu. Quando torna a casa, oltre il Pacifico, senza alcuna montagna a fermarlo, sbatte contro la Cordillera e crea la neve e quella potenza che ha plasmato questa terra in se stessa. Porta nuvole o le manda via, ti alza da terra o ti scaraventa, sostiene o abbatte. Talvolta distrugge e calmiera. El viento Patagonico, la vita stessa.
Ripenso ancora... e la mente va all'estancia a sur de la Patagonia è uno di quei luoghi che davvero ?o nel cuore. Il berretto chiaro e grezzo che ho sempre in quota, viene da questo posto.
Anni fa, dopo
una traversata a cavallo nelle pampa, comprai qui la lana di pecora necessaria. Quando rientrai in Italia, giusto per una settimana, la diedi a mia madre. Qualunque spedizione io abbia fatto, anche la più estrema, non cancella quella bella sensazione, quel luogo virtuale solo nostro in cui lei è e fa la mia mamma. Le consegnai la lana e al ritorno dal successivo viaggio, trovai un berretto caldissimo; non restava che calzarlo e portarlo a scalare oltre i 6000 metri.
Estancia... in questo luogo ho incontrato un cavallo spettacolare, l'Oscuro; dopo anni lo riconosco ancora nella mandria, ogni volta che torno. Ora è maturo, ma lui è e resta una "notte di tenebra selvaggia", incarnata in un animale. Abbiamo cavalcato insieme in queste distese, conducendo i miei compagni di viaggio, guadando i torrenti glaciali, liberi sotto il cielo, accomoagnati dal Viento Patagonico.
Qui si mangia il cordero a la cruz con le verdure, sorseggiando Malbec, il celebre vino tinto; parliamo con i gaucho che usano lo stesso cappello nero che io adotto a casa mia, diverso da quello di lana. Quando sono nelle mie valli, mi prendono sempre per un pittore: non che io non dipinga, ma quella sorta di basco è un diverso simbolo. Mi tengo la mia storia, di norma, una parte della mia vita.
In questa estancia ho imparato ad allattare un vitello che aveva perso la mamma e ho scoperto come accarezzare gli ovini senza vedermi sanguinare le mani, a causa degli arbusti spinosi che rimangono intrappolati nella porzione superficiale del loro vello.
In questa estancia pensi col naso, che guida i profumi, guardando la sterminata pampa, mentre la brezza, passa, fa un saluto, e poi va.
Ripenso all'estancia, ma non solo... La mia mente va anche al Perito Moreno. Avrò migliaia di foto di questo luogo, prese alla mattina "presto" o alla sera "tardi". Aggiungo questa sequenza amatoriale relativa a un momento
semplice e bello con il mio gruppo.
Perito Moreno... chi era Moreno? ...a cui è dedicato il ghiacciaio. Se apriste Wikipedia leggereste: "Francisco Pascasio Moreno (Buenos Aires, 31 maggio 1852 – Buenos Aires, 22 novembre 1919) è stato un esploratore argentino. Viene generalmente ricordato come Perito Moreno (perito significa "specialista, esperto")".
Ma di cosa si tratta? Facciamola semplice.
È una delle seraccate più famose dello Hielo Continental, il ghiacciaio in Patagonia che rappresenta la terza "calotta" al mondo dopo Antartide e Artide (Groenlandia).
La massa bianca scende a valle, frammentata, inizia a galleggiare nelle acque di fusione e libera i giganteschi stracchi che diventano iceberg, pronti per il loro cammino rotante.
È caratterizzato da molti colori che dipendono dall'aria contenuta al suo interno, dalla tipogia di ghiaccio in relazione alla rifrazione della luce, dai sedimenti superficiali. Il percorso da tutti conosciutilo è turistico, ma ci sono molteplici varianti per trasformarlo in un'esperienza semplicemente unica. Alle volte grazie ai cavalli, altre ai ramponi, altre mangiando nel lido insieme ai carancho, come se fossimo falchi. Nuovamente al Perito Moreno.
Un saggio anonimo indiano recitava: "lascia che la vita che ti gira intorno, ti attraversi l'anima". asta luego.
E mentre credo che tutto sia concluso, che sia ora d chiudere... vedo un Guanaco, il più grande camelide selvatico dell'America meridionale. In ogni mio viaggio in quest'area di mondo, ho avuto a che fare con alpàca, lama, tra i domestici, e
vigogne... e guanaco tra gli spiriti selvaggi e liberi.
Secondo le stime ufficiali vi sarebbe una diminuzione pari al 75% della popolazione relativa a questi animali, eppure, vedendo i grandi latifondi tra Argentina e Cile, mi chiedo come sia possibile.
Ho studiato e incontrato per anni la cultura dei nativi Tehuelche, Mapuche, Yámana o Yaghan, Aymara, e ho imparato il grande equilibrio. Oggi il guanaco è per alcuni un fiero spirito indomito in spazi sconfinati e per altri un succulento alimento ipoteticamente proibito. Ma nei secoli antichi per queste popolazioni fu un fratello con cui convivere ai confini del Mondo, grazie a cui sopravvivere, per il suo doppio manto caldo, per i suoi insegnamenti e mediante le sue carni.
Un simbolo, un esempio: con un peso che può ampiamente superare i 100 kg, è una vera anima libera tra spazi apparentemente sconfinati. Mentre io scrivo e tu leggi, in questo stesso istante, esistono migliaia di guanaco che camminano senza giogo o finimenti, mangiano sotto le stelle noncuranti dell'esposizione al vento patagonico, ai puma, ai gaucho o ai turisti. Vivono e semplicemente... esistono.